FNAS AL CONVEGNO AIS: l’impegno per i diritti sociali

“Standard, disuguaglianze e professione: evidenze empiriche per un welfare equo dalle indagini FNAS/CNOAS” con un intervento che ha messo al centro i risultati dell’impegno della Fondazione Nazionale Assistenti Sociali, il ricercatore Fnas Lluis Francesc Peris Cancio, ha portato il lavoro della Fondazione al convegno di fine mandato dell’Associazione italiana di Sociologia che si è tenuto la scorsa settimana all’Università di Bergamo.
Tema del convegno AIS, il rapporto tra Europa e Mediterraneo, un mare che separa e unisce, che sta tra le terre senza appartenere esclusivamente a nessuna di esse. Il titolo: “Le sfide del Mediterraneo per l’Europa” ha consentito ai diversi esperti di varie discipline sociologiche e non, di dare il loro contributo per comprendere meglio le dinamiche in atto e per individuare possibili soluzioni alle sfide comuni.
Attraverso l’analisi dei dati – sia secondari provenienti da fonti istituzionali e accademiche, sia dati primari raccolti negli ultimi anni dalla Fondazione stessa – il ricercatore Fnas ha dimostrato l’importanza dello sviluppo dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) che dimostrano come le prestazioni sociali siano disomogenee nel nostro Paese: “Alcuni territori hanno saputo trasformare i LEPS in strumenti concreti di programmazione e innovazione, attivando pratiche di supervisione, presa in carico integrata e costruzione di comunità educanti – ha spiegato Peris Cancio – Altri, invece, mantengono livelli formali di applicazione, spesso privi di risorse e di strutture sufficienti. Le ricerche FNAS evidenziano inoltre che gli assistenti sociali stessi riconoscono come la mancanza di standard uniformi e risorse stabili si traduca in una non sufficiente capacità promozionale dei servizi, soprattutto nei confronti delle situazioni di maggiore complessità”.
I suggerimenti derivanti da questi studi vanno dalla valorizzazione delle pratiche territoriali innovative alla necessità di una governance più unitaria e multilivello. “In questo senso – ha concluso – , la Fondazione ha valorizzato esperienze di coprogettazione con il terzo settore, di costruzione di comunità educanti, di pratiche integrate con la sanità e con l’istruzione, segnalando come la garanzia dei diritti sociali non possa ridursi a un insieme di prestazioni standardizzate, ma debba inserirsi in una visione più ampia di Welfare generativo e partecipativo”.