Prevenzione, investimenti e basta con le false promesse: così si arginano le aggressioni agli assistenti sociali

Il volume Fnas curato da Sicora e Rosina presentato alla Camera: vittime nove professionisti su 10

l 90% degli assistenti sociali italiani è stato vittima di aggressioni verbali. Sono stati maledetti o minacciati di comportamenti ritorsivi. Trattandosi di una professione molto femminile, la maggioranza delle vittime è fatta di donne. Molti sono stati aggrediti nei luoghi di lavoro, con oggetti presenti negli uffici o con armi portate da casa dalle persone. Un assistente sociale su tre ha paura quando va in ufficio al mattino, ha temuto per la propria incolumità o quella dei propri figli, ha avuto paura o è stato effettivamente seguito.

 Lo hanno ricordato Silvana Mordeglia presidente della Fondazione degli Assistenti Social e Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio dell’ordine degli Assistenti Sociali durante un convegno alla Camera dei Deputati per la presentazione del primo volume della collana della Fondazione Nazionale Assistenti Sociali, edita da Franco Angeli e voluta dalla Fnas per creare uno spazio pubblico dove condividere conoscenze, scoperte e pratiche degli assistenti sociali.

All’incontro hanno partecipato l’on. Debora Serracchiani, la sottosegretaria di Stato alla Salute, Sandra Zampa, l’on. Elena Carnevali, presentatrice della proposta di legge per la sicurezza delle professioni sanitarie, Luca De Compadri del Consiglio nazionale del lavoro, Bernardo Enzo Pio, CGIL e i curatori del volume: Alessandro Sicora professsore associato presso l’Università di Trento Barbara Rosina presidente del Croas Piemonte.

La ricerca nasce dall’attività di analisi svolta dai consigli regionali dell’ordine di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto che ha raccolto l’adesione di Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria.

Con un campione di 20.112 assistenti sociali è in grado di offrire riflessioni, proposte e suggerimenti. Partendo da un dato sconcertante, quanto ignorato da chi ha responsabilità di governo e organizzazione del welfare italiano: soltanto poco più di un assistente sociale su dieci non ha mai ricevuto minacce, intimidazioni o aggressioni verbali; tre professionisti su 20 hanno subito una forma di aggressione fisica, uno su dieci ha subito danni a beni o proprietà, più di un terzo teme per sé o per la propria famiglia.

Per Gazzi, è “importante prevenire il fenomeno, garantendo da un lato la sicurezza ma anche i diritti dei cittadini che se frustrati aumentano sicuramente il rischio di aggressioni. La proposta migliore è quella di dotare tutte le organizzazioni di sufficienti risorse sia di personale, sia di servizi a favore della popolazione”. Secondo Gazzi, la violenza nasce per “la differenza tra le aspettative che hanno le persone e i servizi che effettivamente ci sono. L’esempio più facile è quello degli anziani. Come cittadino mi viene detto che c’è l’integrazione sociosanitaria, l’assistenza domiciliare, i centri diurni… poi vado al Comune e quel servizio lì non c’è proprio o non è all’altezza, perché parliamo di pochissimi posti per numeri enormi di persone. Contro chi scarico questa frustrazione? Con chi mi trovo di fronte. Altro esempio è il reddito di cittadinanza. Se io racconto a tutte le persone che avranno 780 euro di reddito di cittadinanza sapendo che c’è un parametro sui redditi che lo abbassa, chi è che dirà al cittadino che non avrà 780 ma 200 euro? Con chi si arrabbia la persona? Con chi ha di fronte, quindi il problema spesso nasce dalle promesse che vengono fatte, anche in modo incauto per propaganda e quella che è la realtà dei servizi. La battaglia degli assistenti sociali è una battaglia che in realtà garantisce i diritti dei cittadini: perché più diritti per i cittadini, più servizi adeguati, vuol dire meno aggressioni”.

Anche le segnalazioni sul sito dell’ordine, servizio attivo dallo scorso marzo, sono aumentate: c’è una segnalazione al giorno di aggressioni o minacce. “Diciamo che il dato rimane costante dall’inizio della rilevazione – ha concluso Gazzi -ma credo che l’effetto Bibbiano abbia peggiorato la situazione perché tenuto conto che ad agosto molti servizi erano chiusi, abbiamo mantenuto un numero costante quando di solito c’è un calo”.