Tutori volontari: Mordeglia (Fondazione) e Bini (Croas Toscana) docenti ai corsi di formazione.

Il Consiglio nazionale – unico Ordine professionale presente con la Consigliera Segretaria Storaci – nel gruppo di lavoro istituito dalla Autorità nazionale garante infanzia.

Roma, 8 novembre 2017 “Ho trovato persone culturalmente preparate e consapevoli della responsabilità morale che comporta svolgere il ruolo di tutore volontario di un minore straniero non accompagnato; persone, inoltre, capaci di comprendere la complessità del tema sia dal punto di vista normativo che organizzativo che relazionale. Come docente e come professionista è una esperienza assai importante che contribuisce ad affrontare in modo nuovo il tema delicato della migrazione entro cui si inserisce l’altrettanto delicato tema dei minori non accompagnati”.

Commenta così Laura Bini, docente universitaria nonché Presidente del Consiglio regionale della Toscana dell’Ordine degli assistenti sociali, l’esperienza di formatrice al corso per tutori volontari che la vede protagonista in queste settimane.

Bini e Silvana Mordeglia, Presidente della Fondazione nazionale assistenti sociali, svolgono il ruolo di docente nelle sessioni di formazione, coordinate dalla Garante nazionale infanzia e adolescenza, in quelle regioni – come Toscana, Sardegna, Abruzzo e Molise – dove non è presente un Garante regionale infanzia.

“Il tutore volontario – spiega ancora Bini – svolge il compito di tutela e persegue il riconoscimento dei diritti del minore, in tutti i settori, dalla scuola alla sanità e promuove il suo benessere psico-fisico, vigila sui suoi percorsi di educazione e integrazione, vigila sulle sue condizioni di accoglienza, sicurezza e protezione, amministra eventualmente il suo patrimonio. Ed è la legge 47/2017 che prevede l’albo dei tutori volontari”.

Il tutore diviene per il minore la figura adulta di riferimento per compiere insieme tutte le scelte per la sua integrazione sociale. Essere tutore non è accogliere in casa, ma con incontri periodici essere – come viene spesso ricordato – una sorta di zio. Nelle sessioni di formazione affidate a Bini e Mordeglia viene toccato il tema del progetto individualizzato attraverso l’ascolto del minore. E per poter realizzare questo progetto individualizzato di vita serve, infatti, conoscere la storia del ragazzo e la sua storia migratoria, la sua relazione con il paese di origine tenendo conto che la migrazione è evento sempre spiazzante che definisce un prima e un dopo, un qui e un là e che interrompe il processo di costruzione dell’identità del minore proprio nel periodo delicato quale l’adolescenza.