ZEROSEI: “Dalla Locride, strumenti e procedure comuni per costruire comunità educanti”

“Il Buon Inizio – Crescere in una comunità educante che si prende cura”, progetto presentato con Save the Children e finanziato da Con i Bambini attraverso il Fondo per il Contrasto della Povertà educativa, è tornato, all’inizio del mese, nella Locride per sperimentare un nuovo Laboratorio per professionisti dell’ATS, dopo quello di Tivoli, del primo giorno di aprile. Presso il Palazzo della Cultura di Locri, il 7 e 8 maggio, appuntamento con le formatrici Diletta Mauri e Francesca Schir della Libera Università di Bolzano che, con FNAS hanno curato il percorso formativo rivolto, in particolare, ad assistenti sociali ma che, nella sua evoluzione pratica, ha voluto aprirsi all’incontro con le altre figure professionali che concorrono alla definizione di una comunità educante rivolta alla fascia Zerosei.

La scaletta del programma di lavoro ha previsto un confronto sugli indirizzi strategici dell’intervento, illustrati dal responsabile di progetto, Renato Briante; una visione plurale dei bambini, delle bambine e dei caregiver attraverso i loro diritti; l’incontro con il Tavolo 0-6 dell’ATS di Locri, un accompagnamento guidato alla mappatura del territorio; una rilettura pratica della “nurturing care” per finire con il laboratorio per la costruzione di una programmazione integrata.
Anche in questa occasione, l’Università ha utilizzato il metodo della “Partnership Project Canvas” che consiste nel promuovere il lavoro di gruppo per supportare lo sviluppo di competenze di progettazione che richiedono la collaborazione attiva con gli altri attori del territorio.
Al termine del percorso, le/i partecipanti hanno acquisito strumenti operativi per migliorare la collaborazione interistituzionale, potenziare il lavoro di programmazione e favorire la costruzione di reti di fiducia sul territorio. Hanno partecipato al laboratorio 11 assistenti sociali, quattro psicologhe, due educatrici e una comunicatrice, tutte distribuite tra ATS e Centro per la famiglia. In tutto, 18 professioniste con diverse competenze in ambito di tutela e presa in carico dei minori, con una evidente predisposizione, anche di ruolo, al lavoro in equipe multidisciplinari e con esperienze di collaborazione attiva con gli ETS.
“Un terreno teoricamente fertile alla costruzione di comunità educanti integrate – sottolinea Briante – ma che manca ancora di pratica nella costruzione di strumenti comuni e di procedure organizzative e gestionali efficaci sui quali definire regolamenti operativi e una corretta suddivisione delle responsabilità. Occorre, pertanto, insistere sulla individuazione di un modello che possa garantire un dialogo permanente tra Servizi sociali professionali, centri pedagogici territoriali e presidi sanitari, per assicurare all’area ZeroSei l’auspicata convergenza tra i bisogni rilevati e l’efficientamento delle reti dei sevizi locali, in modo da inserire il Piano di intervento triennale integrato nelle programmazioni ordinarie”.